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RECENSIONI D'ARTE - ARITICOLI CRITICI

Spazio interattivo ove è possibile pubblicare recensioni inerenti una mostra di pittura già conclusa o il lavoro di un artista pittore. Puoi dunque pubblicare brevi saggi critici o articoli di Critici d'arte, ma tieni presente che ogni scritto deve essere attinente alla pittura. Clicca sul tasto INFO e poi su SCRIVI.


Data Inserimento: Sun, Jan 9, 2011 - 18:55:42

Evento N°: 31

Nome: Enzo Leone

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Località: GENOVA
ENZO LEONE
Galleria d'Arte IL GRATTACIELO
Genova

La Galleria d'Arte "Il Grattacielo" di Genova, ha ospitato, dal 10 al 29 gennaio 2010, la mostra personale di Enzo Leone, pittore di origine siciliana che si è però formato in questa città, dove ha anche seguito i corsi dell'Accademia Ligustica di Belle Arti.
Artista eminentemente figurativo, pur velando i suoi quadri con pennellate di stile impressionistico, trae ispirazione essenziamente dalla natura, dalle scene di vita agreste e d'ambiente. Suggestivi scorci della Liguria e dell'indimenticata terra di Sardegna (dove ha soggiornato per diversi anni) sono raffigurati con una dolce veemenza che carica i meravigliosi colori naturali di tonalità calde, compatte, pastose.
Ogni tanto riaffiora il ricordo nostalgico della sua lontana Sicilia, i cui paesi sembrano raccontare quotidianità vissute all'insegna della semplicità, palpitanti di umanità vera. Si sente un pulsare di sentimenti profondi e puliti, gli stessi sentimenti che affiorano nelle sue figure di gente semplice, che si muovono in dimensioni cariche di calore e di intimità.
Enzo Leone consacra i valori assoluti della famiglia, del laborioso e onesto lavoro quotidiano. La pennellata, vigorosa e densa, non delinia le forme, ma le accenna realizzando più l'effetto d'insieme che non distraendosi nella ricerca oculata del particolare. I risultati si concretizzano in atmosfere che coinvolgono al primo sguardo, che narrano al primo tentativo di interpretazione, alieni dai pesanti fardelli di introspezioni psicologiche e di interrogativi drammatici.
Un modo di dipingere che vuole rievocare la bellezza e la pace di un quieto paesaggio marino, l'armonia e la serenità di un angolo di vita tranquilla al di fuori di ansie e di incertezze.
L'appuntamento genovese dell'artista ha coronato una nutrita serie di successi, testificati dalla partecipazione a numerose mostre in differenti città italiane e dal conseguimento di altrettanti riconoscimenti.
Laura Pescatori

(dal periodico mensile di informazione e attualità IL PROGRESSO Anno XVII N.2 Febbraio 1987)



Data Inserimento: Wed, Dec 29, 2010 - 12:40:41

Evento N°: 30

Nome: paolo campidori

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Località: FIRENZE
IMPRESSIONISMO E MACCHIAIOLISMO

“Ma il progreso, nel suo pieno e netto significato, fa le sue cose per intero, non viene ad accomodare o correggere, ma per demolire, distruggere e abolire”. Io credo che non si possa affrontare il tema del “macchiaiolismo” o dell’”impressionismo” senza tenere conto di quanto affermava in questa frase dai toni sibillini, il grande artista, fontebuonese di nascita (paesino vicino a Firenze), Adriano Cecioni, che aveva scelto per pseudonimo quello di Ippolito Castiglioni. Sappiamo tutti che Adriano Cecioni è stato grande scultore e pittore macchiaiolo, ed è stato anche il “teorico” della cosiddetta “macchia”. Non tutti sono d’accordo però sul valore artistico e personale del Cecioni; ad esempio il De Nittis, anch’egli pittore macchiaiolo, lo giudicava provinciale, gretto, egoista e invidioso. Non so se egli fosse tutte queste cose insieme; Cecioni era forse polemico, lo possiamo capire da questa sua frase: “Esser celebri vuol dire esser mediocri”; poteva essere (a ragione) un po’ piagnucoloso e ciò lo si deduce nelle sue lettere a Carducci: “Mi dicono bravo, ma non mi danno da lavorare; non ho lavoro e nemmeno speranze: ho molti amici e conoscenti, tutta gente che dice di volermi bene, ma nessuno è riuscito finora a farmi avere la commissione di un busto o vendere almeno una terracotta”; oppure in un’altra lettera a Carducci del 1983 scriveva: “io ho degli avversari per pregiudizii di scuola e dei nemici per polemiche avute”. Ma torniamo alla prima frase del Cecioni quando con veemenza definisce il progresso. Il progresso, secondo Cecioni, che era anche un attivista ‘anarchico’, aveva un doppio significato in politica e nell’arte. Proprio riguardo a quest’ultima Cecioni giunge ad affermare che: “L’idea che tutto è bello in natura furono i primi entusiasmi di una novella era artistica”, l’arte deve essere “una sorpresa alla natura”. Non vi è dubbio che in queste parole il Cecioni afferma la sua fedeltà ai principi dei veristi fiorentini (1). Occorre dare una spiegazione o meglio una definizione di ciò che si intende per “macchiaiolismo”. E’ un movimento artistico di “Pittori operanti in Toscana nella seconda metà dell’Ottocento. In contrasto con le diffuse convenzioni accademiche, praticarono una pittura di vivace interpretazione della natura, impostata sulla visione a distanza, che elimina i particolari e riduce le figure e le cose alla più scarna apparenza. Con la disposizione dei colori a zone unitarie, a macchia, e con l’accorto uso dei toni locali, ottennero nuove relazioni volumetriche e nuovi effetti prospettici (M. Masciotta, Dizionario dei termini artistici, Le Monnier, Firenze, 1969). Ecco che cominciamo a capire ciò che Cecioni, accademico, artista e teorico della “macchia, intendeva per ‘progresso’, e cioè, una scelta radicale, non una mezza misura, e che esso non veniva certo per ‘accomodare’ o ‘correggere’, ma aveva l’effetto dirompente di ‘demolire’, ‘distrugere’ e abolire. Distruggere cosa? In primo luogo ‘le diffuse convenzioni accademiche’. Nella definizione di un altro studioso (P.F. Listri – Dizionario dei Macchiaioli – Ed Le Lettere, Firenze 2003) i Macchiaioli “ebbero per impegno e parola d’ordine la Natura, la Luce, il Vero”.
A questo punto ci viene spontanea una domanda: “è vero che i Macchiaioli sono i ‘cugini poveri’ degli Impressionisti?”. Risponde Francesca Dini, storica dell’arte, una dei maggiori esperti della “macchia”: “I Macchiaioli segnarono con anticipo sui francesi l’inizio fondamentale della rivoluzione che avrebbe introdotto all’arte del Novecento” (P.F. Listri, Diz. Ecc. op. cit.). A questo punto nasce come conseguenza la domanda in che cosa differiva l’arte dei Macchiaioli da quella degli Impressionisti. Possiamo senz’altro affermare, senza dover essere necessariamente puntigliosi sulle date, che Macchiaiolismo e Impressionismo sono due movimenti paralleli che nascono all’incirca nella stessa epoca e che presentano forti analogie, ma anche caratteristiche specifiche. Più solare, più mediterraneo il primo; più nordico e più ‘debitore’ della nascente arte fotografica il secondo. Questo perché, come già detto, l’impressionismo, come movimento artistico, si afferma in un periodo di poco successivo al “macchiaiolismo”, basti pensare che la famosa mostra di trenta artisti presso lo studio del famoso fotografo Nadar, mostra che segna convenzionalmente, ma anche ufficialmente, l’inizio dell’Impressionismo, risale al 1874, quando in Italia possiamo già parlare di Post-macchiaiolismo. Sempre “In Italia, il periodo veramente creativo della scuola dei Macchiaioli può considerarsi conclusa fra il 1860 e il 1880” (Enc. L’Arte Moderna, op. cit.). Se volessimo definire in soli due aggettivi i due movimenti dovremmo attribuire ai Macchiaioli la “luminosità” e agli Impressionisti “l’impression”, cioè l’azione fortemente tipica della macchina fotografica, cioè quella di “imprimere” la ‘lumière’ (luce) su una lastra fotografica, e renderla visibile con degli acidi anziché con i colori e i pennelli. Allora dobbiamo dire che sta qui la differenza fra le due Scuole: la pittura a “macchie” viene esaltata dai contrasti di luce e d’ombra; nell’impressionismo, sono le pennellate e il chiaro-scuro dei colori a creare la luce e il contrasto. Se il macchiaiolismo nasce come antitesi all’Accademismo, l’Impressionismo si avvale della fotografia per combattere l’Accademismo. Ma Impressionismo non è solo luce e colori esso è anche un “cogliere l’attimo” con colori e pennello di un preciso istante che passa e non torna mai più. Ecco l’immediatezza dei quadri impressionisti, primo fra tutti, “Impression, soleil levant”, di Claude Monet, 1973 (Musée Marmottan, Parigi). Dobbiamo dire che anche i “macchiaioli” hanno fatto uso della ‘novella’ tecnica fotografica, fra questi il grande Telemaco Signorini. Ricapitolando l’arte moderna prima del Macchiaiolismo (1860) è fortemente ancorata al primato del disegno; mentre dopo il 1860, primeggia l’esperimento e la libera espressione. Dobbiamo vedere a questo punto la protostoria e chi sono gli antenati dell’Impressionismo; non possiamo non citare Jean François Millet e celebri sono due sue pitture: Le spigolatrici del 1857 (Les glaneuses, Paris, Musée d’Orsay) e l’Angelus, 1859-60, Parigi Musée d’Orsée); Gustave Courbet con “Ragazze sulla riva della Senna”, Londra, Nationale Gallery; “Lo studio del pittore”, Parigi, Musée d’Orsée; Camille Corot con due splendidi paesaggi: “Le ruisseau couvert” e “Souvenir de Montefontaine, del 1864, Parigi, Museo del Louvre. Ma non possiamo pensare che grandi paesaggisti come Corot non si siano ispirati ai grandi del Rinascimento, come ad esempio Leonardo da Vinci per lo ‘sfumato’ dei paesaggi, oppure a grandi artisti dell’epoca barocca. Anche alla scuola inglese di Constable e di Turner, e specialmente a quest’ultimo gli Impressionisti si sono ispirati. Turner è considerato un precorritore degli Impressionisti. Dunque abbiamo detto che l’Impressionismo, corrisponde almeno come datazione storica al post-macchiaiolismo. La famosa scuola di Castiglioncello fra il 1861 e il 1870 produce opere veriste e innovative (moderne) che non hanno niente a che fare con la pittura ancora antiquata e accademica, se pur bellissima, dei vari Millet, Corot, Courbet e altri. Giovanni Fattori, che è il massimo rappresentante, insieme a Lega, Signorini (e altri) del ‘macchiaiolismo’ dipinge già nel “decennio d’oro 1860-70” opere come “La signora Martelli a Castiglioncello”, 1867, Livorno, Museo Civico Fattori; Silvestro Lega, pittore modiglianese, “Un dopo pranzo” 1868, Milano Pinacoteca Brera; Telemaco Signorini, fiorentino, due opere fortemente rappresentative come “La luna di miele, 1862-1863, Collezione Privata e “Pascoli a Castiglioncello del 1861, Collezione privata. Un altro teorico, ma anche mecenate era Diego Martelli che ospitava i macchiaioli nella sua tenuta di Castiglioncello. I macchiaioli trovarono in lui l’amico e il mecenate. Anche per questa ragione Diego Martelli è uno dei mecenati maggiormente ‘ritrattati’ dai macchiaioli: Federico Zandomeneghi (due volte), Giovanni Fattori (due volte), Francesco Gioli, Giovanni Boldini e, anche Edgar Degas, dipinse il ritratto di Martelli, nel 1879, quadro che adesso è alla National Gallery di Edimburgo. Solo in un momento successivo e solo per commercializzare le loro opere gli esponenti della “macchia” dovettero recarsi a Pargi e Londra. Fu in questi anni a Parigi, dopo il 1870, che nasce l’Impressionismo, una rivisitazione o se vogliamo una “contaminazione” in chiave più moderna e anche più “immediata” della pittura macchiaiola, che tuttavia raggiunge la sommità dell’arte. Un esempio su tutti: Silvestro Lega dipinge nel 1868 il quadro “un dopo pranzo” (Milano, Brera) e nel 1868-9 Fréderic Bazille dipinge “Riunione di famiglia”, quadro che ha molte affinità con quello di Lega. Una ‘contaminazione’ è comunque avvenuta anche per i macchiaioli nei confronti dell’impressionismo.
Conosco bene le pitture dei ‘macchiaioli’ avendo lavorato per più di tre anni alla Galleria d’Arte Moderna di palazzo Pitti di Firenze, che è il massimo tempio della pittura ‘macchiaiola’. Non posso non ricordare con una certa nostalgia i paesaggi, i ritratti, gli interni di Abbati, Altamura, Cristiano Banti, Giovanni Boldini, Odoardo Borrani, Cabianca, Cannicci, Adriano Cecioni, Vito D’Ancona, Giovanni Fattori, Egisto Ferroni, Francesco Gioli, Silvestro Lega, Puccinelli, Raffaello Sernesi, Telemaco Signorini, Federigo Zandomeneghi. Tutti questi artisti mi sono rimasti nel cuore ed essi sono per me non solo grandi artisti, ma anche grandi amici.

Paolo Campidori

() Il Verismo (derivato da vero) era la tendenza a rappresentare in un opera gli aspetti più veri ed evidenti della natura e del mondo, attenendosi ai puri dati dell’esperienza sensibile (M. Masciotta – Dizionario dei termini artistici – Le Monnier, Ed. Le Monnier, Firenze, 1969)

Bibliografia:
Silvestra Bietoletti – I Macchiaioli – Ed. Giunti, Firenze, 2001
Ingo F. Walther – La pittura dell’impressionismo – Taschen, Bonn 2006
M. Masciotta – Dizionario di termini artistici – le Monnier – Firenze 1969
AA:VV. – Cecioni scultore – Ed. Centro Di, Firenze, 1970
Pier Francesco Listri – Dizionario dei Macchiaioli – Ed. Le Lettere, Firenze, 2003
AA.VV – Telemaco Signorini – Una retrospettiva – Artificio Ed. Firenze, 1997
Classici Rizzoli: Turner, Fattori,Claude Lorrain, Seurat, Segantini
Enciclopedia - L’Arte Moderna – Voll. 1-15 – Fratelli Fabbri Editori, Milano 1975



Data Inserimento: Mon, Dec 27, 2010 - 12:54:48

Evento N°: 29

Nome: GadArtFactory

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Località: GROSSETO
Presentazione evento
"Preview"
a cura di Alessandra Barberini

"Preview" è un appuntamento dedicato all'arte contemporanea che prosegue il percorso iniziato lo scorso maggio al museo Archeologico di Vetulonia con il lancio del movimento artistico Istintformativismo di Flavio Renzetti, nel quale si annunciava l'intento di continuare sul cammino tracciato, estendere il progetto e condividere questo speciale modo di concepire l'esperienza creativa con altri artisti.
La costruzione di tutta quanta la mostra, a partire dalla regia curatoriale, ruota attorno alla condivisione da parte di tutti gli artisti invitati, del principio di libertà e sperimentazione nella creazione artistica, dallo stesso profondo sentire quel primitivo ed istintivo legame con la Natura e la Materia.

Si uniranno al nucleo di artisti visivi composto da Flavio Renzetti, Giuliana Marchesa, Andrea Cresti e Massimo Costoli, su cui è incentrata la mostra, anche la poetessa Antonella Catini Lucente e la danzatrice coreografa Simona Bucci, coinvolte per la profonda assonanza del loro modo di esprimersi nella loro arte secondo gli stessi principi: ispirazione alla Natura, attenzione ai materiali, alle forme, ai colori, alla luce, estrema libertà espressiva, spontanea, istintiva, urgente, accompagnata da una costante ed ininterrotta attività di studio e sperimentazione, alla ricerca di una nuova via.

Preview rappresenta, nella più ampia eterogeneità di linguaggi, approcci ed espressioni artistiche, la profonda condivisione di un unico principio che ispira e fonde Arte e Vita, espresso con linguaggi diversi, apparentemente distanti, ma uniti nei principi ispiratori e nella sperimentazione senza sosta, a dimostrazione che l'Arte è un unicum, di cui gli artisti, qualunque espressione usino per esprimerne l'essenza, sono soltanto alcune delle infinite declinazioni.

Artisti:

Flavio Renzetti
Scultore, sapiente interprete di ogni tipo di materia, fondatore dell'Istintformativismo, movimento che concepisce il lavoro artistico come una creazione di getto, d'istinto, senza disegni preparatori o bozzetti, utilizzando qualsiasi supporto e materiale, cercando la vocazione della Materia ad essere plasmata nella maniera più armonica ed equilibrata possibile, fondendo l'energia della stessa con la spiritualità artistica del soggetto che le consente di prendere forma.

A Vetulonia, il 13 maggio 2010, Renzetti ha annunciato al mondo la nascita ufficiale del Movimento artistico dell'Istintformativismo, con la presentazione del manifesto.
L'attuale percorso di ricerca di artisti e curatori coinvolti nell'evento, prende avvio dalla profonda condivisione della sua esperienza artistica.

Giuliana Marchesa
Artista dalla sensibilità e talento istintivo, entra a far parte del movimento fondato da Renzetti, andando a costituire il primo nucleo di artisti Istintformativisti.
Il suo lavoro è caratterizzato dalla profondità di concetto, espresso attraverso materiali poveri e di riuso, interpretati con grazia e poesia, fino ad estrapolarli dal loro contesto originario; elaborati e filtrati dalla sensibilità artistica, sembrano trasportati in un'altra dimensione, che fa loro assumere altri orizzonti di senso.
La sua ricerca artistica non si limita ai materiali, alle forme e ai colori, usati con estrema perizia e padronanza di tecnica, ma è indirizzata verso la ricerca dell'elemento sfuggente, spitituale, che quel materiale, con la sua storia, le offre, per raccontare altre situazioni, altre realtà, che sfuggono allo sguardo superficiale, che l'artista intravede, scova e fa emergere dalla materia : è l'energia pura della materia che l'artista coglie e rende visibile.

Andrea Cresti
Pittore, scultore, regista, scenografo, illuminotecnico, scrittore, sceneggiatore ... un artista nel senso ottocentesco del termine, per la sua poliedricità , versatilità e capacità di servirsi con maestria ed estrema naturalezza di tutti i linguaggi artistici per dare forma e corpo al proprio universo creativo.
Tema prediletto di Cresti è "il paesaggio", un paesaggio fisico che sempre incarna la rappresentazione simbolica del suo paesaggio interiore; paesaggi reali che divengono paesaggi mentali, paesaggi dell'anima, grazie al filtro della sensibilità dell'artista, che interpreta il paesaggio reale, fisico, alla luce del suo bagaglio culturale, che ci restituisce nelle opere un paesaggio reale ed ideale nello stesso tempo, in cui lo spettatore può riconoscere la propria storia, le proprie tradizioni, le proprie radici, un profondo senso di appartenenza a quei luoghi, sublimati e trasformati dall'artista in simboli di una visione di paesaggio ideale, specchio che riflette le radici delle persone e dei popoli, in cui ciascuno di noi si può riconoscere.

Massimo Costoli
Affermato fotografo di moda ed ADV, presenta in questa occasione una selezione di immagini della sua raffinata produzione d'arte: scatti in bianco e nero, stampati in Fine Art, che ci introducono e presentano gli elementi essenziali della sua ricerca artistica, assai lontana dallo sclintillio del mondo della moda e dei set fotografici posati.
Con i suoi B/N Costoli ci introduce nella sua sfera creativa più pura e spontanea, frutto esclusivamente dell'istinto, dell'attimo, della creatività allo stato puro, lasciata libera di fluire e di soffermarsi su situazioni, volti, paesaggi particolari, catturati al momento, senza alcuna preparazione.
In lui non c'è volontà di documentazione, bensì una estrema ricerca e coerenza estetica, compositiva, evidenziata su persone e cose nella stessa identica modalità, con lo stesso sguardo, attraverso l'uso sapiente di luce e ombra, grande punto di forza ed originalità dell'artista, che disegnano, nel loro alternarsi a volte armonico, altre violento e di contrasto, persone ed oggetti allo stesso modo, come fossero inanimati, evidenziandone il rigore della composizione, la grande fisicità, una presenza scenica, direi propria delle architetture.

Antonella Catini Lucente
Poetessa dall'incredibile e debordante vena creativa, è stata fin da subito coinvolta nel gruppo di artisti presentati in questa mostra per la sua particolare scrittura poetica.
Le poesie di Antonella scaturiscono spontaneamente, d'istinto, ispirate dal momento, con la particolarità di sembrare originate direttamente dalla suggestione visiva di un'opera d'arte.

Forte quindi il legame del tutto naturale con la scultura ed in particolare con la scultura Istintformativista di Renzetti, dal cui momento d'incontro alcune sillogi si sono già ispirate. Queste stesse verranno presentate per l'evento, assieme alla raccolta poetica Perle Nere, che contiene la poesia dedicata a Falvio Renzetti ed a Vetulonia.

Simona Bucci nasce a Bergamo. Nel 1981 si trasferisce a New York dove studia con Alwin Nikolais, Murray Louis, Hanya Holm, Claudia Gitelman e presso il Murce Cunningham Studio.
Nel Maggio 1991 viene nominata assistente di Alwin Nikolais da lui stesso e collabora con questo incarico al Corso di Perfezionamento tenuto dal Maestro Nikolais per il Centro Regionale della Danza di Reggio Emilia. Soltanto un mese dopo entra a far parte come solista della Alwin Nikolais Dance Company di New York, danzando in alcuni dei più importanti teatri del mondo.
Nel 2002 fonda poi la Compagnia che prenderà il suo nome.
Per questo evento, l'artista si muoverà ed animerà lo spazio espositivo, interpretando il principio ispiratore della mostra, interagendo creativamente con le opere d'arte che la circondano.


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