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RECENSIONI D'ARTE - ARITICOLI CRITICI

Spazio interattivo ove è possibile pubblicare recensioni inerenti una mostra di pittura già conclusa o il lavoro di un artista pittore. Puoi dunque pubblicare brevi saggi critici o articoli di Critici d'arte, ma tieni presente che ogni scritto deve essere attinente alla pittura. Clicca sul tasto INFO e poi su SCRIVI.


Data Inserimento: Mon, Dec 12, 2011 - 02:52:44

Evento N°: 44

Nome: Maria Vittoria Lera

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Località: LUCCA
Arte Contemporanea sul Lago di Como

Il protagonista del romanzo di Thomas Bernhard “Antichi Maestri”, Reger, dell’arte in generale e dell’arte contemporanea in particolare, ha una concezione piuttosto precisa: tranne rarissimi esempi è un insieme di escrementi. Lo scrittore austriaco, celebre per i giudizi taglienti, riassume un punto di vista piuttosto diffuso, e sin troppo ripetuto. Per confermarlo viene sempre tirata in ballo la “Merda d’artista” (1961) di Pietro Manzoni, inscatolata, numerata e venduta a peso d’oro, anzi più dell’oro. A volte si cercano esempi a non finire: Gérard Gasiorowski, in arte Kiga, morto a 56 anni nel 1986, passato alla storia dell’arte contemporanea perché dipingeva non utilizzando la vernice, ma mescolando i propri escrementi con delle piante aromatiche. Oppure il videoartista svizzero Pipilotti Rist, che attraverso una camera a raggi infrarossi ficcata in un water trasparente riprende chi si siede, consentendogli così di ammirare la propria produzione in diretta, sullo schermo posizionato davanti al trono. L’elenco delle nefandezze tipiche dell’arte contemporanea potrebbe continuare all’infinito, con artisti impegnati a fotografare i cadaveri alla morgue (Andres Serrano), o ad esporre il proprio letto dove hanno dormito per una settimana, sul quale sono restate sgradevoli tracce (Tracey Armin). Queste creazioni dell’arte contemporanea potete trovarle esposte nelle grandi gallerie o nei musei.
Cominciò Marcel Duchamp, il genio dadaista, nel 1917, prendendo un triviale orinatoio e ribattezzandolo Fontana. Da quel momento è stato un susseguirsi di opera d’arte assai discutibili. Basta prendere un manichino di plastica, truccarlo e fotografarlo, come fa la sin troppo quotata americana Cindy Sherman, per creare un’opera d’arte dal valore economico incalcolabile. Contro l’arte contemporanea si levano puntualmente lamenti e grida. Il più determinato nella polemica è stato negli ultimi anni il francese Jean Clair, oggi accademico di Francia, che in molti saggi e dichiarazioni pubbliche, ha sparato a zero sull’arte contemporanea. Un suo libro ha per titolo “De Immundo”. Ma nonostante tutto ciò l’arte contemporanea arricchisce i musei, inzeppa le esposizioni, fa la felicità dei galleristi. Se c’è qualcosa che non sembra in crisi è proprio l’arte contemporanea. Alcuni sostengono che la società dominata da caos, disordine, decadenza ed eccessi, alla fine produce un’arte a sua immagine e somiglianza. Visto che l’arte contemporanea, l’ultima avanguardia novecentesca, vive e resiste da almeno un quarantennio, tanto vale farci i conti, cercare di capirla e storicizzarla. La mostra allestita a Como è una preziosa guida per capire cos’è l’arte contemporanea. E soprattutto che non è soltanto gratuita provocazione, ricerca perenne dell’insensato, debolezza della genialità creativa sostituita dalla sostituzione con mezzi meccanici di riproduzione. Alcune opere esposte a Como mostrano come vi siano artisti di rilievo capaci di raggiungere una originalità sorprendente. Ad esempio Mimmo Paladino, presente con le opere “Per Herman da lontano” (1985) e “Sorgente” (scultura del 1986), Mario Schifano con “Nancy” (1982) e “Ninfee” (1985); Emilio Vedova con “Scrittura negativa” (1982); Julian Schnabel con “The Green Grass of Wyoming” (2003). Artisti molto diversi tra loro, per stile e tematiche, ma accomunati dal desiderio di trasferire nell’opera d’arte pittorica il senso di smarrimento, la difficoltà dell’esistenza, l’insensatezza dell’uomo contemporaneo. Questi artisti non vogliono rassicurare con la loro opera; vogliono invece raffigurare il brancolamento, l’azione umana priva di qualsiasi finalità e la relativa perdita del senso della vita odierna. Quando l’arte contemporanea sarà storicizzata, cioè studiata nelle accademie o inserita fra i capitoli essenziali della storia culturale, come avviene oggi con le avanguardie artistiche dei primi decenni del XX secolo, si vedrà sotto un’altra luce. Per il momento il compito riservato alla critica è quello del discernimento, della classificazione tesa a marcare le differenze fra artisti capaci di cogliere tratti autentici, anche se sgradevoli, di evitare snobismi e forzature, di respingere assolutamente l’immoralità e la provocazione, di lasciarsi suggestionare da mode e ovvietà o dalla speculazione degli operatori. Jean-Michel Basquiat, fra i maggiori esempi dell’arte contemporanea, nella New York anni Ottanta vendeva le sue tele neo-espressioniste ai rampanti yuppies arricchitisi sfacciatamente con il mercato azionario, che le appendevano negli ampi saloni bianchi, sopra lussuosi divani bianchi di pelle. Cosa resterà di Basquiat e dei Paladino, Schifano, Vedova e Schnabel esposti a Como sarà il tempo a confermarlo. Per il momento possiamo dire che incarnano il meglio dell’arte contemporanea.




Data Inserimento: Sun, Dec 4, 2011 - 10:06:25

Evento N°: 43

Nome: Edison Vieytes

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Località: COSENZA
EDISON VIEYTES - UN ARTISTA CORAGGIOSO

Edison Vieytes nasce a Montevideo nella suggestiva metropoli che racchiude più di metà abitanti dell’intero Uruguay. Ricchissima di parchi, di tantissime spiagge, di antichi palazzi, teatri e di un antico porto.
Edison già da ragazzino ha l’opportunità di conoscere la campagna Sudamericana, si accampa vicino ai fiumi, cavalca per le bellissime pianure ed è così che impara ad amare e rispettare la natura fin dalla giovane età. Per Edison natura e pittura diventano un’unica cosa.
Nel 1982 parte per raggiungere i suoceri italiani che erano ritornati a Cosenza dopo trent’anni.
Le sue opere parlano di una nostalgia evidente per il suo paese natale, ma è una natura bellissima con dei verdi stupendi, con dei cavalli liberi e con un sole che splende e che fa innamorare tutti i cosentini che non solo lo ospitano in questa città con affetto e regalano a quest'artista anche grandi soddisfazioni poiché rispondono con interesse e curiosità alle sue personali mostre di pittura affollando le sale.
Edison e la sua famiglia amano fin da subito la Calabria e quindi è normale incontrare Edison e la sua famiglia nei week end a raccogliere pigne o foglie secche o d’estate incontrarli a raccogliere conchiglie in Calabria oppure vederli a Cirella ad aspettare il tramonto sul mare o incontrarli mentre si fanno una lunga passeggiata sulla spiaggia di Praia a Mare oppure d’inverno vederli sul lungo mare di Paola o sulla neve in Sila. Edison ebbe fin da subito un ottimo approccio con la natura anche in Italia.
Nel 1992 ritorna in Uruguay con la sua famiglia dopo dieci lunghi anni per rivedere familiari ed amici.
Al ritorno in Italia ha una carica indescrivibile e dipinge dei quadri bellissimi con delle pianure di un verde pulito con delle mucche e dei cavalli sempre più liberi e con il gaucho, lavoratore infaticabile.
Si perfeziona sull’olio e pastello e li lavora con destrezza ed è alla ricerca della perfezione. I suoi quadri hanno una luce particolare che è apprezzata da tutti, probabilmente è la luce della felicità, purtroppo come per tutti questa felicità dura poco perché nel 1995 deve improvvisamente partire da solo per l’Uruguay perché suo padre è in fin di vita. Questo viaggio lo logora per due motivi perché sfortunatamente vede morire suo padre e perché è lontano dalla sua famiglia. Al ritorno in Italia dipinge alberi spogli, rondini che s’allontanano, paesaggi scuri. Con il tempo, il dolore diminuisce ed i suoi quadri acquistano nuovamente i colori dell’amore per la bellezza della sua terra e così dipinge praterie stupende e dei mari azzurri con dei gabbiani che volano gioiosi.
Il 3 ottobre 1998 al Chiostro di Santa Chiara dona alla città di Cosenza il suo Murales intitolato “Il risveglio della natura” nella manifestazione organizzata dalla Pro Loco di Cosenza e dal Comune di Cosenza intitolata “Cosenza città in fiore & Murales da cavalletto”.
Edison con questo murales intende in qualche modo fare una provocazione perché non accetta che un naturalista come Bernardino Telesio fosse messo nel cemento senza fiori intorno e quando gli chiedono cosa ha voluto esprimere in questo murales Edison semplicemente risponde: “Con questo murales ho voluto fare un omaggio a Bernardino Telesio che ammiro tanto e con il quale condivido l’amore per la natura. In questo murales Telesio sogna di essere circondato da fiori. Lui si risveglia e con lui si risveglia la natura. Telesio dedicò tutta la sua vita a studiare la natura ed a scrivere la sua opera: “La natura secondo i propri principi” che comprendeva nove libri. Secondo Telesio l’uomo per conoscere la natura non deve fare altro che fare parlare, per così dire la natura stessa. Prima di fare questo murales ho studiato a fondo la sua filosofia e così ho cercato di fare parlare la natura per lui”.
Il primo aprile 2001 presenta insieme all’Associazione WWF un progetto per Piazza Fera fiorita nella manifestazione organizzata dal WWF. Il progetto viene pubblicato sia sulla Gazzetta del Sud che sulla rivista Gardenia a diffusione nazionale.
Mentre nel n° 15 del 2002 del Giornale Domani appare nella copertina il suo Murales: “Il risveglio della natura” che si trova nel centro storico di Cosenza a Via G. Bavarese.
Il 29 settembre 2002 nella Manifestazione: “Gran premio del Decennale” presso la Sala di Rappresentanza del Comune di Cosenza organizzata dall’Associazione: “V.G. Arte” di Rende ha ricevuto una segnalazione sul quadro: “Natura ribelle”, che successivamente è stato esposto presso la Galleria dell’Associazione a Rende.
Questo quadro più che una provocazione era all’epoca un avvertimento del danno che incoscientemente stavamo provocando alla natura e che prima o poi la natura si sarebbe ribellata contro di noi. Questo quadro nonostante abbia avuto una segnalazione non è stato abbondantemente capito ed è per questo motivo che Edison ebbe un periodo di riflessione e fu in quel periodo che creò una serie di bozzetti di come potesse diventare la natura se tutti noi uomini continuassimo ad avere quest’atteggiamento di distacco, quasi quasi non fosse un nostro problema, praticamente mi disse Edison spesso ci domandiamo perché proprio noi lo dobbiamo risolvere?
Questi bozzetti restarono in un armadio del suo studio per circa dodici anni perché lui non voleva deludere i suoi appassionati che volevano vedere una natura bella, pulita, sempre più silenziosa ma allo stesso tempo più lontana della realtà. Edison ammira Van Gogh ed anche come lui pensa che “la natura ha un’anima”
Edison è un osservatore e come artista possiede una sensibilità che lo porta spesso a sentirsi a disagio di fronte ad alcune ingiustizie fatte alla natura giornalmente. Edison condivide con la ricercatrice finlandese Leena Vilkka il concetto “che la natura e gli animali abbiano valori intrinseci, indipendenti dal valore umano”; Secondo Leena Vilkka, “anche interi ecosistemi possono avere valori che forse non possono essere ricondotti agli individui….”
Edison è un artista sensibile e spesso soffre quando la natura soffre e nonostante i suoi successi nelle ultime mostre decide di portare alla luce questo suo vecchio progetto nato anni fa e con il quale Edison umilmente si augura di svegliare alcune coscienze di alcuni uomini e che tutti insieme possiamo lottare per salvare le bellezze del nostro universo.
Vedendo gli ultimi lavori di Edison ho fatto delle mie considerazioni personali che non mi aspetto che siano condivise da tutti. Ho notato che oggi come nel seicento nell’arte c’è il ritorno del desiderio del nuovo, dello stupefacente, dello stravagante.
Il lavoro dell’artista non è più creare un’opera d’arte anzi è meglio non creare niente, la cosa fondamentale è suscitare stupore.
In questo periodo di crisi dell’arte Edison Vieytes, secondo me, pittore impressionista cerca di non essere colpito del senso di smarrimento e mentre molti artisti si improvvisano lui porta avanti un suo vecchio progetto dove natura e pittura diventano un’unica cosa.
A questo punto non mi resta che dire ad Edison complimenti per il suo coraggio
e grazie a nome di tutte le persone che amano la natura……

Teresa Scotti




Data Inserimento: Fri, Apr 8, 2011 - 00:42:29

Evento N°: 38

Nome: Francesco Giuliani

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Località: ROMA

Egr. Staff "PITTart", da appassionato d'arte vi riporto uno dei tanti articoli reperiti on.line relativi ad una pittrice/artista (soprattutto "artista" ) della terra del Lazio (Gaeta) che ha destato in me molta curiosità, soprattutto per la sua "poetica": IL GRAFFIALISMO.
La pittrice è stata recensita, tra gli altri, dal Prof. Gabriele La Porta (Direttore Rai Notte) e dai senatori della Repubblica Valentini ed Urbani.
Ella sta tuttora esponendo al Festival dei Due Mondi di Spoleto - 53^ Edizione.
Spero di fare cosa gradita.
Lieto di seguirVi, cordialmente
Dr. Francesco Giuliani.


Antonella Magliozzi
GRAFFI… SINTESI DI UN’ANIMA
Mostra Personale di Pittura
dal 19 giugno al 4 luglio 2010
Inaugurazione Sabato 19 giugno ore 19:00
Ingresso libero
Presso: Palazzo Leti Sansi (I e II sala)

In occasione del Festival dei Due Mondi, la più importante manifestazione internazionale di musica, arte, cultura e spettacolo che si svolge annualmente nella città di Spoleto, il critico e storico dell’arte Sabrina Falzone propone la personale di Antonella Magliozzi intitolata “Graffi. Sintesi di un’anima”, un progetto artistico fondato sulla valorizzazione dell’arte contemporanea a trecentosessanta gradi, che sarà realizzato nella splendida cornice del Palazzo Leti Sansi.
A seguito del successo ottenuto dalla precedente esposizione nei locali comunali di Via di Visiale, la città di Spoleto accoglie ora una seconda edizione del progetto che si presenta come una monumentale mostra personale scandita dalle suggestive opere pittoriche di Antonella Magliozzi, contraddistinte dalla particolare tecnica graffialista, la quale ultimamente ha fatto parlare innumerevoli critici e appassionati d’arte. Si è detto più volte che “la pittura della Magliozzi sintetizza in modo singolare il concetto dell’informale, del non figurativo: una produzione artistica in cui è sempre presente una marcata non oggettività. Per questo la pittrice, al di là di catturare lo sguardo degli astanti, cerca di imprimere nella memoria degli spettatori il culto di virtuali fantasie, dove il fantastico, l’illusorio e l’immaginario sono pregni di forza fiabesca e poetica personificazione”.
A proposito della ricerca artistica di Antonella Magliozzi, la curatrice Sabrina Falzone afferma: “la profusione di graffi, nell’accezione di effluvi creativi, emerge in concitata sincronia segnica mediante una efficacie armonia cromatica”. L’arte è dunque emozione ancor prima che esecuzione, per questo la pittura dell’artista del Sud Pontino ha conquistato l’immediato interesse del pubblico. Il Graffialismo è stato subito oggetto di discussione anche dei più noti intellettuali italiani, basti pensare a Gabriele La Porta, giornalista e direttore di Rai Notte nonché Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università L.U.D.E.S. di Lugano, che si è espresso in merito alle tele di Antonella, affermando che esse “esprimono quello che non si vede” – già il critico Antonio Sorgente riteneva che l’artista ha il gravoso compito di “rendere visibile, l’invisibile” da una citazione di Papa Benedetto XVI - e prosegue asserendo: “molti dipinti di Antonella Magliozzi si rifanno all’Anima, rappresentata dal nostro inconscio ed è lì che l’artista in realtà riesce a cogliere ciò che altri non riescono a percepire. Queste sono opere che rappresentano la nostra interiorità. Rappresentano movimenti profondi, le nostre emozioni che sono tutt’uno con l’inconscio: solo un artista le coglie e le restituisce. Quando si parla di emozioni si ha a che vedere con la passione, che secondo gli antichi gli dei ci donavano. La pittrice capta queste passioni, mettendoci in contatto con qualcosa che noi non riusciremmo a percepire: quindi lei è una medium, un tramite, e non è un caso che l’arte è un collegamento tra umano e divino”. Ma Gabriele La Porta non è l’unico ad aver apprezzato l’arte di Antonella, anche i senatori Anna Spadoni Urbani e Domenico Benedetti Valentini hanno dichiarato di credere nel futuro e nel progresso, ovvero nei giovani impegnati nel campo artistico che vogliono “dire” e “dare”. Benedetti Valentini ha aggiunto che “un’artista così giovane che già dà un taglio così personificante, non solo è un pegno di successo, ma dà prova di uno spiccato temperamento. Inoltre la Magliozzi evidenzia un gusto delle tinte fine e straordinario. In un’artista così giovane questi fattori esprimono un tasso di maturità eccezionale”.
Il Graffialismo nasce in Italia agli inizi del XXI secolo, a Gaeta, come evoluzione dell'Astrattismo informale di Pollock, Riopelle e Hartung, dando libero sfogo al "gesto" in un momento storico povero di nuovi fermenti artistici innovativi. I “Graffialisti” si prefiggono come obiettivo principale della loro produzione artistica e filosofica l’analisi e la conseguente critica schietta ed emancipata delle problematiche etico-morali che affliggono la società contemporanea, la politica e – più in generale – il “comune modo di pensare” dell’Uomo del XXI secolo, auspicando un modus vivendi et operandi dell’intera popolazione mondiale finalizzato ad un sempre maggiore e crescente rispetto della natura, del prossimo, del vivere insieme, dei sentimenti nobili come l’amore, l’amicizia, la fiducia, la solidarietà, ciò affinchè sia tutelata la salute dell’intero pianeta e dell’Uomo che lo co-abita: una responsabilizzazione di ogni singolo individuo, che deve sentirsi “parte attiva” di un sistema mondiale ormai squilibrato e condannato al fallimento certo, ma ciò nonostante salvabile mediante il consapevole aiuto di tutti che, “graffiando via”, “allontanando” con energiche spatolate il male, la corruzione, le ingiustizie e le immoralità, riporta alla luce le bellezze solamente nascoste - come si fa per uno splendido affresco logorato dal tempo e dall’inquinamento.
Originaria di Gaeta, Antonella Magliozzi è stata riconosciuta universalmente come fondatrice del Graffialismo in Italia. Si menzionano, infine, le immancabili presenze dell’autrice in mostre sul territorio estero e italiano.


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