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La poesia visiva di Barbara Brigola

Il coraggio nella storia e la forza del mito, nella poesia visiva di Barbara Brigola








Il coraggio nella storia e la forza del mito, nella poesia visiva di Barbara Brigola                                       Sergio Pesce Il critico d'arte Dott. Sergio Pesce

Nell'osservare un'opera d'arte restano fondamentali alcuni equilibri in merito al rapporto tra uomo e natura. Tali forze servono alla nostra indagine per scoprire il livello che la critica deve assumere nel contesto che intende esaminare. In natura si può condensare quella che molto spesso siamo lieti di definire “bellezza naturale”. Essa consiste, evidentemente, in particolari oggetti ove può venir meno la partecipazione dell'uomo. Proprio queste peculiarità determinano le intuizioni (o intenzioni) dell'artista, il quale, facendo suo questo rapporto (esperienze), determina il punto di vista (concettuale) stabilendo un percorso sul quale sarà invitato lo spettatore, che attraverso i segnali lasciati dall'artista sarà in grado di riconoscere l'intuizione originaria.
L'uomo compie questa riflessione centrando la contraddizione che ciò che compie può essere inteso come un'auto-riflessione essendo anch'esso “attore” del mondo naturale. Spesso questo tipo di atteggiamento, individuato con il termine storia, ha il compito di legare queste intenzioni artistiche o atteggiamenti umani, suddividendoli poi in generi e classi, associandoli, nella loro interpretazione più approssimativa, a semplici classificazioni.
Opera dell'artista Barbara Brigola Nelle implicazioni liriche di Barbara Brigola si percepiscono questi richiami alla storia; sia quando diviene mito, abbracciando la poesia, sia quando ricorda un passaggio drammatico del nostro passato come la guerra o le discriminazioni. Due punti di vista distanti ma che nell'artista coesistono simbolicamente con due colori apparentemente distanti come il bianco e il rosso. Il mito nasce dalla mescolanza tra la storia e la poesia essenzialmente come il bianco per la sua genesi accoglie i colori primari (e quindi anche il rosso). L'unione tra le due tonalità, ossia il rosa, Brigola lo definisce nell'opera Sauber Sein ist deine Pflicht (esposta per il Giorno Internazionale della Scomparsa), legato al dramma dell'Olocausto, ove la lirica (poesia) lascia volutamente spazio all'iconografia nazionalsocialista (storia), che intendeva con quel colore marchiare gli omosessuali, portando l'artista a disgregarsi intenzionalmente dal mito. L'opera si compone di tre tavole tra loro separate, sopra le quali compare il titolo che significa Essere puliti è il vostro dovere, scritta che compariva nell'ingresso delle docce ad Auschwitz. La drammaticità si concretizza in un tavolino con adagiati tre asciugamani e tre saponette. Il primo è intitolato Ver-Mischung che indica la miscelazione, ossia le diversità dei cittadini europei negli anni trenta del XX secolo, sostenute da cinquantasei monotipi perché le diverse tonalità possano esprimersi nella loro materialità coloristica. Il secondo, Zu-Ordnung esprime provocatoriamente l'ordine imposto dal NSDAP (Nationalsozialistische Deutsche Arbeiterpartei) utilizzando i colori che lo stesso partito prevedeva per individuare le diversità. Il terzo ed ultimo dipinto dell'opera è intitolato Be-reinigung che indica drammaticamente la “pulizia” avvenuta. Nel duro messaggio lasciato dall'artista con quest'opera, ci si può concentrare sul numero tre, dato non solo dalle tavole ma anche dai tre asciugamani e dalle tre saponette sopra al tavolino. Tre sono infatti gli angoli dei triangoli utilizzati per la discriminazione, mentre per la stella di Davide (ottenuta con due triangoli) gli angoli raddoppiano in maniera esponenziale (sei) per sottolineare maggiormente la pena del popolo di Israele. Inoltre se volessimo pronunciare il numero tre in austriaco (lingua madre dell'artista) scopriamo che lo stesso cade in rima con la parola libertà (drei-frei).
Opera della pittrice Barbara Brigola Il lato bianco dell'artista, quello poetico, lo troviamo espresso nei sei fregi verticali (di notevoli dimensioni) raffiguranti sei divinità femminili dell'antica Grecia. In questo aspetto di Brigola le peculiarità drammatiche sfumano maturando nell'intima riflessione sulla natura della storia che la porterà a realizzare un codice per ogni lettera, anch'esso originato dalla sensibilità dell'artista verso la decorazione greca, ripresa dalla pittura ceramica Attica del 800 ac.
Questa sensibilità per la lettera, quale mezzo simbolico per unirsi ad altre atte a formare un significato, portano l'artista nella dimensione della poesia visiva. Infondo usando una drastica analisi, potremmo dire che la poesia altro non è che un insieme di lettere (simboli) disposte a formare parole che hanno significato secondo la loro disposizione nel “progetto” dell'autore, ove appare il suo punto di vista nell'esperienza con la natura e che successivamente decide di condividere. Essendo essa in rapporto con la fase intima dell'intenzione di chi la crea, mi pare giustificata la genesi di un alfabeto che intende, non allontanare il lettore (spettatore) ma creare in lui curiosità affinché colga il messaggio.
In Afrodite si sceglie di ritrarre dei nudi (accademici) inserendo in basso a sinistra la figura di una pin up, riferendosi evidentemente ai miti di carta di Warhol e quindi all'Afrodite Pandemia, ossia di tutto il popolo comune. Per sottolineare che la poesia non è la lingua ad esclusivo uso degli dei (fosse così noi non la intenderemo) inserisce a suo modo la scritta Goddess Love Art scegliendo l'inglese quale linguaggio universale di condivisione. Al fianco della dea pone la mela, riportandoci così al Simposio di Platone. In Artemide risalta il colore verde e la presenza di un cervo, essendo signora degli animali e della vegetazione. Nell'iscrizione compare la scritta Guarding Goddess, evocando evidentemente la difesa, mentre per l'attacco realizza Atena. In quest'ultimo caso la decorazione blu la collega all'epiteto Tritoghéneia, ossia figlia di Tritone dio del mare. Mentre la presenza, nella metà inferiore del fregio, di un ritratto della dea con un elmo, indicherebbe il suo carattere guerriero e quindi Promachos come prima in battaglia. Non manca neppure il gufo che assieme al serpente e all'ulivo sono attributi della dea. Opera dell'artista Barbara Brigola Sul testo pittorico compare la scritta Female Hero Fighting for Wisdom, richiamandosi all'Atena Ergane protettrice delle arti e dei mestieri, sopratutto femminili. Le altre divinità coinvolte nel processo lirico di Brigola sono Demetra (Mother Demeter), Hera (Legitimate Wife) in cui compare il pavone nel cui piumaggio si vedeva l'immagine degli occhi di Argo; ed infine Persefone indicandola come Next Worlds Queen, essendo regina degli inferi.
La scelta meditata delle divinità permette un collegamento con le peculiarità del genere femminile che Brigola coglie nel ritrarre i suoi soggetti. Qui è la donna ad essere protagonista, proiettando le sue qualità nel mito.
Il dualismo artistico proposto dall'artista si concretizza in questa forma di poesia visiva attenta al passato per poter riflettere sul presente. Per tali motivi vorrei chiudere questo mio affondo con una citazione della poetessa greca Saffo che credo possa ergersi a simbolo della lirica pittorica di Brigola e del suo amore per il mondo dell'arte:”Alcuni dicono che sulla terra nera la cosa più bella sia un esercito di cavalieri, altri di fanti, altri di navi, io invece ciò di cui uno è innamorato (...).                                                             Dott. Sergio Pesce