Pitture e artisti |
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Articolo del critico d'arte Anna Rita Delucca
Perché un simile titolo a questo breve testo che vogliamo dedicare a Nicoletta
Spinelli, pittrice e fotografa ravennate di grande spessore artistico, romantica
creatrice
di natura rigogliosa nei suoi quadri e attenta ricercatrice di scorci
prospettici unici e irripetibili, catturati e fissati indelebilmente nel suo
obiettivo?
La risposta si trova appunto in questa affermazione: dipingere come
fotografare. Non vi è una motivazione voluta, tutto avviene spontaneamente, così
come di getto realizza i suoi alberi pulsanti di vita, le intricate radure
casentinesi che immortala nei colori spiccati di marrone e giallo, di bruno e
verdone dell’autunno (Qui ed ora) oppure con blu, azzurri e rosa impallidito dal
glaciale
biancore delle boscaglie, nelle quali si trova a passeggiare durante le
gelide giornate invernali.
L’inquadratura nei dipinti, realizzati rigorosamente
con colori naturali (olio di
papavero spennellato sulla tela con generosa
corposità) è fotografica, coglie lo scorcio, l’attimo fuggente, la bellezza
dell’insieme fissata per sempre, ma mai dedicata ad un unico oggetto
protagonista: non conta l’oggettuale di per sé, quello che importa è l’armonia
dell’insieme colto in un attimo preciso e che quindi
consenta all’oggetto evidenziato di valorizzarsi in quell’armonia.
Nicoletta
Spinelli riunisce le sue doti di pittrice e fotografa, le capacità tecniche, gli
studi artistici universitari, la manualità di mosaicista, l’esperienza
maturata in anni e anni di produzione artistica, seguita da periodi di stasi, di
chiusura meditativa; proprio come i suoi alberi immortalati, che si fermano
nella stagione fredda, si riposano e meditano per poi rinnovarsi e ricrearsi
nella romantica e vivida primavera.
Nascono così rigogliosi i giardini fioriti,
le esedre di antiche ville, con le loro tipiche statue ritratte negli scorci
osservati quasi di nascosto, e con delicata attenzione per non disturbare la
loro placida bellezza (L'Esedra - Rose rosse). Nella pittura della Spinelli si mescolano
vari stili che testimoniano la sua ricerca raffinata e lo studio dei maestri del
passato: gli alberi che silenziosamente ci
parlano, richiamano alla mente la
poetica dei grandi, come Dante che identificò mirabilmente la figura tragica di
Pier delle Vigne, dentro a un grande albero nodoso in una cupa foresta
invernale; i giardini incantati e la natura fanno pensare allo stile romantico,
deciso nell’uso del colore, come i maestri impressionisti, ma anche dei
macchiaioli ottocenteschi rivisitati in una chiave moderna più meditativa ed
emozionale, attenta non tanto a rappresentare l’impressione
immediata che si ottiene dall’osservazione della natura, ma piuttosto ad
un’elaborazione interiore e profonda del sentimento e delle sensazioni che si
ricavano da quell’osservazione solitaria.
Questo accostamento che spontaneamente
ci spinge a scomodare la grande arte del passato, molto probabilmente esula del
tutto dalle intenzioni e dall’ispirazione della Spinelli nel realizzare le sue
creature, ma a nostro avviso, inevitabilmente fanno capolino dalla scatola
nascosta delle sue esperienze di studio che si innestano in qualche modo, anche
inconsciamente, nella produzione odierna.
La passione per la fotografia integra
la qualità artistica, e le consente, modulando l’uso del colore, dosando luci ed
ombre, cogliendo e fissando l’istante protagonista e l’inquadratura
dell’obbiettivo, di trasfigurare la realtà, rendendola più bella, più meditativa
e ancor più positiva, nella sua connotazione puramente estetica.